L’infortunio o il dolore alla spalla può essere considerato uno dei sintomi maggiormente presente in gran parte degli sport, sopratutto in quelli di contatto , come il rugby, football americano, calcio o basket, di “lancio” come possono essere il basaball, o di impatto con l’attrezzo come nel caso del tennis e della pallavolo.
La spalla nel Lanciatore del BaseBall
Per molti anni l’allenamento propriocettivo è stato identificato solo ed esclusivamente per gli arti inferiori senza porre mai troppa attenzione anche agli arti superiori ed in particolare alla articolazione della spalla. La fase di riabilitazione o di prevenzione della spalla prevede sempre una serie di esercitazioni che prevedano il miglioramento delle capacità propriocettive, sopratutto dopo infortuni gravi che possono essere lussazioni alla spalla, e delle esercitazioni per il miglioramento delle espressioni di forza, che di conseguenza genereranno maggior stabilità.
Proprio per queste due importanti caratteristiche troviamo sia molto utile utilizzare una FluiBall ® che può andare dai 0,5kg fino ai 3kg massimo per la riabilitazione e il potenziamento dell’articolazione. La continua instabilità generata dal fluido posto all’intero della palla e il peso dell’attrezzo stesso ci permetterà quindi di elaborare semplici esercitazioni che permettano di procedere in modo parallelo su entrambi le capacità fisiche di forza e di stabilizzazione.
La possibilità quindi di utilizzare la FluiBall in una situazione di recupero funzionale è da attribuirsi soprattutto alla scelta di esercitazioni specifiche per la tipologia di infortunio riscontrata dall’atleta o dal paziente.
Il peso del sovraccarico deve essere tale da non provocare scompensi che determinerebbe a sua volta altre problematiche classiche come il mal di schiena o altri più sostanziali problemi e sintomi infiammatori cervicali.
LE PATOLOGIE DI SPALLA NELLA PALLAVOLO – Warming Up con Elastici
Tra le principali patologie riscontrate nei pallavolisti, ai primi posti troviamo sicuramente quelle della spalla.
Questo complesso, pluriarticolare e di per sé instabile, è spesso ipersollecitato durante le esercitazioni svolte comunemente dai giocatori di volley.
La continua ripetizione di attacchi e battute, effettuate spesso in modo scorretto e senza un adeguato warming up, portano col tempo all’insorgenza di patologie degenerative. Se a queste considerazioni sommiamo il fatto che il tempo dedicato al lavoro di prevenzione e di pesistica destinato a questa articolazione risulta sempre ridotto, ecco che capiamo come mai il dolore alla spalla è sempre più presente, non solo negli atleti professionisti ma anche in quelli di medio livello e nei bambini, dove spesso il peso della palla è elevato rispetto alla forza espressa.
Numerose sono le patologie che possono insorgere a livello della spalla; tra le più comuni citiamo:
– PATOLOGIE DEGENERATIVE
-TENDINiTi DEL SOVRASPINOSO
-TENDINITI DEL BLOCCO SOTTOSPINOSO
-PROBLEMATICHE DI IMPINGEMENT
-LESIONI NERVOSE
-LESIONI MUSCOLARI INSERZIONALI
-PROBLEMATICHE VASCOLARI.
Tra le patologie più riscontrate nei pallavolisti possiamo sicuramente citare la TENDINITE DEL SOVRASPINOSO che genera importanza e dolore durante la fase di caricamento della battuta e dell’attacco. Essa porterà solitamente a dolore anteriore irradiato verso il basso. Tra i principali campanelli d’allarme per questa patologia, è la “classica” riduzione della potenza del gesto di attacco.
L’IMPINGEMENT è una patologia riscontrata prevalentemente nei giocatori principianti nei quali la spalla si presenta instabile: Avremo ipostenia dei muscoli della cuffia dei rotatori e algie soprattutto nel movimento di abduzione tra i 30 e i 60 gradi.
Le LESIONI MUSCOLARI sono riscontrate solitamente a livello inserzionale ed i muscoli maggiormente interessati risultano deltoide e muscoli interscapolari.
Le lesioni nervose, fortunatamente non sono frequenti nel giocatore di pallavolo, se non in seguito a lussazione di spalla.
Abbiamo detto che la spalla è un complesso articolare particolarmente instabile, ma come possiamo intervenire per evitare algie che portino a riduzione della forza espressa e ad aumento del dolore?
L’intervento è in ultimo stadio di tipo medico e fisioterapico, ma la prevenzione è sempre al primo posto, così come la correzione del gesto tecnico.
OBIETTIVI DELL’INTERVENTO:
MODALITA’ DI INTERVENTO:
PROPONIAMO NEL VIDEO CORRELATO UNA SEQUENZA DI SEMPLICI ESERCIZI CON GLI ELASTICI DA PROPORRE NELLA FASE DI RISCALDAMENTO.
Basteranno pochi minuti per attivare correttamente tutta la muscolatura che poi sarà sollecitata durante l’allenamento.
Ricordiamo che la velocità di esecuzione risulta importante, cosi come fondamentale risulta il Range di movimento utilizzato.
Gli esercizi proposti, che potrete proporre prima di ogni allenamento, sono adatti ad atleti di ogni età, ovviamente utilizzando resistenze elastiche adeguate. Consigliamo per ogni esercizio di svolgere almeno due serie da 15 ripetizioni. Ricordiamo che le esercitazioni proposte devono essere effettuate SENZA DOLORE!
Nei prossimi articoli parleremo delle altre tipologie di intervento per la spalla del pallavolista.
Fisioterapista Giovanna Malchiodi
Nata l’ 11 Aprile 1986 a Milano.
Socio, CEO di Preparazione Fisica Education, responsabile della sezione ePhysio.
Fisioterapista presso la società Igor Gorgonzola Novara (Pallavolo serie A) e presso Novara Baseball (categoria IBL1).
Svolge attività di libera professione presso la società iPhysio di cui è titolare.
Laureata in Fisioterapia presso l’Università Amedeo Avogadro di Novara.
Laureanda in Scienze Motorie e Sport presso l’Università S. Raffaele di Milano
Il gomito è una complessa articolazione che connette la spalla alla mano. Essa è formata da due articolazioni: omero – ulnare ed omero – radiale.
Ad avvolgere questo complesso, è presente una capsula articolare rinforzata da vari legamenti e, a distanza, dalla membrana interossea dell’avambraccio.
La stabilizzazione dell’articolazione avviene a livello esterno dal LEGAMENTO COLLATERALE ESTERNO a dal MUSCOLO ANCONEO; internamente troviamo invece il LEGAMENTO COLLATERALE INTERNO robusto e formato a sua volta da tre fasci (trasverso, posteriore-obliquo ed anteriore-obliquo). I fasci anteriori/obliqui sono quelli che maggiormente contribuiscono alla stabilizzazione dell’articolazione in quanto rimangono in tensione durante tutto l’arco di movimento.
Le patologie del gomito sono classificabili in ACUTE (rare come la frattura del capitello radiale o la sublussazione del gomito) e CRONICHE.
Le tendinopatie croniche del gomito sono causate da SOVRACCARICO FUNZIONALE legato alla biomeccanica del gesto sportivo e tra queste, le forme principali riscontrate risultano l’epicondilite e l’epitrocleite.
La patologia al gomito nei tennisti, non è riscontrabile solo negli atleti di alto livello (che sono sottoposti ad alti carichi di allenamento e in cui il numero di ripetizioni del gesto tecnico risultano elevate) ma anche nei giocatori “della domenica” o di categorie minori. Saranno proprio questi ultimi atleti che spesso utilizzano il tempo dedicato all’allenamento svolgendo unicamente esercitazioni “sul campo”, riducendo e spesso azzerando le ore dedicate all’aspetto preventivo e di rinforzo muscolare.
L’epicondilite, conosciuta come “gomito del tennista” per l’elevata frequenza con cui si manifesta in questi atleti, è caratterizzata da infiammazione e degenerazione dei tendini dei muscoli epicondiloidei, a livello della loro origine omerale (il muscolo generalmente coinvolto è l’estensore radiale breve del carpo).
EPICONDILITE, cosa fare?
PREVENZIONE, sempre al primo posto: Dedicare del tempo agli aspetti preventivi risulta fondamentale. Basteranno piccoli accorgimenti per ridurre drasticamente le algie a livello dell’articolazione del gomito. Intervenire correggendo il gesto tecnico e soprattutto utilizzando per le sedute di allenamento, una racchetta adeguata.
CORREGGERE IL GESTO TECNICO: Un rovescio “ritardato” eseguito scorrettamente, col gomito che anticipa il braccio e sollecita eccessivamente gli estensori, provoca uno squilibrio tra muscoli agonisti ed antagonisti. Ad avvalorare questa teoria vi è il fatto che l’insorgenza di problematiche al gomito, risultano ridotte negli atleti che effettuano il rovescio a due mani. Anche un cattivo centraggio della palla sulla racchetta ed un rovescio proposto a gomito e polso estesi, saranno dannosi. Correggendo il gesto tecnico il sovraccarico sulle strutture articolari risulterà ridotto.
AMMORTIZZAMENTO SCORRETTO DELLA PALLA DA PARTE DELLA RACCHETTA: se le corde sono troppo tese, la struttura della racchetta è troppo rigida o il peso dell’attrezzo è troppo elevato, aumenteremo il rischio di contrarre patologie tendinee. Utilizzare un attrezzo adeguato alla conformazione corporea dell’atleta è fondamentale.
SQUILIBRIO TRA LA GRANDEZZA DEL MANICO E LE DIMENSIONI DELLA MANO: qualora il rapporto fosse scorretto, andremo a favorire l’insorgere di patologie al gomito. Dedichiamo del tempo a scegliere l’attrezzo adeguato.
2) BERE TANTO: l’idratazione prima, durante e dopo l’attività sportiva è fondamentale.
3) PRIMA DI INIZIARE L’ATTIVITA’ SPORTIVA, riscaldarsi!! Diamo la corretta importanza al riscaldamento, sempre.
4) CAMPO E.. PALESTRA: non pensare solo all’attività “sul campo” ma anche a quella di preparazione fisica: una muscolatura corretta sviluppata attraverso esercizi specifici (di rinforzo e in eccentrica) permetteranno di ottenere risultati migliori, di prevenire squilibri muscolari e di ridurre il dolore al gomito e al resto del corpo.
5) GHIACCIO e STRETCHING DOPO ALLENAMENTO: Sempre.. 10 minuti di ghiaccio ed esercizi di stretching per gli arti inferiori e superiori permetteranno un recupero migliore.
Lo stretching per la muscolatura del gomito dovrà agire essere effettuata 4 volte al giorno, mantenendo la posizione di allungamento per almeno 30 secondi e dovrà agire sia sui muscoli flessori (per l’epicondilite mediale) che sugli estensori (epicondilite laterale).
6) EVITARE LA PRESA DEGLI OGGETTI PESANTI IN POSIZIONE DI PRONAZIONE : andremo in questo modo a ridurre il sovraccarico. Meglio sollevare i carichi in posizione di supunazione, magari utilizzando entrambi gli arti superiori.
7) INTERVENTO TEMPESTIVO: mai sottovalutare i sintomi! Ai primi segnali di dolore a livello dell’ epicondilo deve immediatamente corrispondere una terapia, in modo da non trascurare l’evento e soprattutto da non trascinare dolori che poi potrebbero portare a stop dell’attività agonistica, portando anche all’intervento chirurgico.
Fisioterapista Giovanna Malchiodi
Nata l’ 11 Aprile 1986 a Milano.
Socio, CEO di Preparazione Fisica Education, responsabile della sezione ePhysio.
Fisioterapista presso la società Igor Gorgonzola Novara (Pallavolo serie A) e presso Novara Baseball (categoria IBL1).
Svolge attività di libera professione presso la società iPhysio di cui è titolare.
Laureata in Fisioterapia presso l’Università Amedeo Avogadro di Novara.
Laureanda in Scienze Motorie e Sport presso l’Università S. Raffaele di Milano.
Tra le problematiche maggiormente riscontrate nel lanciatori di Baseball, troviamo il dolore all’articolazione del gomito; La ripetizione continua del gesto tecnico può provocare infatti modificazioni ipertrofiche dell’osso e dei muscoli del gomito.
Alcuni lanciatori presentano instabilità mediale e riproponendo continuamente il gesto tecnico, saranno soggetti a forze laterali in compressione sull’articolazione omeroradiale e a sollecitazioni in valgo che potrebbero apportare problematiche al LCU.
Il lancio prevede un estensione rapida del gomito con una sollecitazione in valgo; essa provocherà una trazione mediale, una compressione laterale ed un conflitto intrarticolare posteriore; potremmo quindi in questo caso danneggiare il LCU, l’apofisi dell’epicondilo mediale, il compartimento laterale e la faccia posteriore dell’olecrano.
Come detto nel precedente articolo, gli obiettivi del programma preventivo saranno:
MANTENIMENTO – MIGLIORAMENTO DELL’ARTICOLARITA’;
MIGLIORAMENTO DEL TROFISMO MUSCOLARE;
VALUTAZIONE DEL GESTO TECNICO E CORRETTA PROGRAMMAZIONE DEGLI ALLENAMENTI.
MANTENTIMENTO ARTICOLARITA’: degli studi sui pitcher del baseball hanno mostrato che il 50% ha retrazioni in flessione del gomito ed il 30% ha deformità in valgo: la chiave è la prevenzione di queste retrazioni!
proporre esercizi isometrici submassimali per i flessori;
esercizi per gli estensori del gomito;
stretching dei pronatori e dei supinatori dell’avambraccio.
È stato dimostrato che un programma di stretching provoca una risposta plastica del tessuto collagene che porta a un’elongazione permanente dei tessuti molli. Se l’intensità dello stiramento è invece eccessiva, una risposta di difesa del muscolo potrebbe inibire l’elongazione delle fibre collagene.
Quindi allungare il muscolo si, ma senza dolore!
2) MIGLIORAMENTO TROFISMO MUSCOLARE: proporre un rinforzo dei muscoli del gomito ma anche della muscolatura della spalla e della scapola per prevenire l’ipostenia funzionale; NB: consigliamo di limitare i movimenti di rotazione esterna della spalla che possono sollecitare in valgo le strutture mediali del gomito.
3) MIGLIORAMENTO DEL GESTO TECNICO:
Gli esercizi pliometrici sono molto utili; simulano bene attività funzionali come il lancio e le oscillazioni, e vengono eseguiti a velocità maggiori. L’obiettivo di queste proposte è insegnare al lanciatore a trasferire l’energia e a stabilizzare l’area coinvolta. Tra gli esercizi maggiormente proposti, nominiamo gli esercizi pliometrici che sfruttano un ciclo di allungamento – accorciamento del muscolo e quindi un’escursione muscolare eccentrica/concentrica.
Spiegazione dell’esercizio pliometrico specifico per i lanciatori: partendo con il gomito flesso e la spalla a 90° di flessione, l’atleta rilascia la tenuta isometrica, passando successivamente ad una fase eccentrica. Quando si avvicina all’estensione completa, l’atleta fletterà di nuovo velocemente il gomito passando a una fase concentrica. L’attività eccentrica produce un allungamento del muscolo, attivando così i fusi neuromuscolari e producendo una contrazione concentrica più intensa.
I muscoli su cui dovremo lavorare maggiormente, saranno il bicipite, il tricipite ed i flessori/pronatori. Durante il lancio, il bicipite, i flessori del polso e i pronatori riducono notevolmente le sollecitazioni in valgo del gomito. Ricordiamo che in questa fase risultano sollecitati anche il tricipite ed i muscoli della cuffia dei rotatori. Il primo viene utilizzato nella fase di accelerazione del movimento del lancio, mentre lavorare sui muscoli della cuffia dei rotatori sarà utile per il rinforzo globale del braccio.
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Abbiamo visto sei esercizi di prevenzione per le lesioni agli ischiocrurali nei calciatori professionisti nella prima parte dell’articolo che potrete rileggere al link : http://wp.me/p3cxMM-pM8
Gli esempi mostrati necessitavano la presenza del fisioterapista. Mostriamo ora un lavoro supplementare.
Il nostro specialista MARCELLO GINAMI (Fisioterapista ATALANTA BC) effettua ora delle proposte derivanti dalle esperienze fatte durante suoi numerosi anni di lavoro con sportivi di alto livello. In questo caso Marcello succerisce di aggiungere, con la supervisione del preparatore atletico, le seguenti tre attività:
1. Nordic curling : esercizio molto conosciuto ed utilizzato. In rete, potete trovare diversi video su come eseguirlo . Unico suggerimento che mi sento di dare , è che trattandosi di un’attività che sottopone i muscoli e soprattutto i tendini a livello distale a uno sforzo importante , non va eseguita troppo spesso e troppo intensamente.
2. Contrazione eccentrica flash degli ischio-crurali : durante una corsa blanda in avanzamento , l’atleta flette improvvisamente la coxo-femorale e poi , repentinamente la estende , come per simulare un colpo di tacco. Come mostrato dal video , l’esercizio si può eseguire sia a ginocchio esteso , sia compiendo una flessione dello stesso .
3. Colpo di tacco con palla medica : l’atleta lascia cadere da dietro la schiena , da circa un metro d’altezza , una palla medica(morbida) del peso di 2-3 kg , cercando di respingerla verso l’alto con un colpo di tacco , eseguendo una flessione del ginocchio. Anche in questo caso , la contrazione repentina dei muscoli posteriori della coscia , effettuata per respingere la palla , è utile a far memorizzare un percorso neuromotorio che tornerà poi utile in situazioni simili durante la competizione.
Giovanna Malchiodi Albedi – Preparazione Fisica Education.
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